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La storia geologica
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La storia geologica.


In quella remota epoca geologica che gli scienziati chiamano Triassico medio, più precisamente in età ladinica, nell' area dove ora si trovano la Val di Dona, la Val Duron e la parte più meridionale dell'Alpe di Siusi si estendeva un profondo braccio di mare che separava tra loro due isole tropicali.
Oggi, circa 240 milioni di anni dopo, si riesce ancora a intravedere nel paesaggio montano l'antico ambiente marino e individuare la posizione del canale delimitato ai lati da due rilievi montuosi. Lo studio delle rocce e l'interpretazione della serie stratigrafica permettono poi di ricostruire l'evoluzione del sistema bacino-piattaforma e le trasformazioni avvenute nel corso degli avvenimenti successivi alla sua formazione.
Le isole erano imponenti strutture biocostruite (piattaforme carbonatiche) che iniziarono a formarsi già in età anisica e si accrebbero soprattutto nel Ladinico. Si trattava dell'originario edificio del Catinaccio-Sciliar, di roccia calcarea in seguito dolomitizzata, e di una seconda piattaforma che oggi risulta profondamente trasformata. Ad essa sono riconducibili la base e il nucleo centrale del Sassolungo e forse anche il masso calcareo che costituisce la cima del Col Rodella, pochi indizi che non rendono affatto l'idea della reale estensione e dell'esatta posizione di questa piattaforma successivamente smantellata e dislocata da movimenti tettonici di antica data.



Il bacino inizialmente era più profondo di come si presenta oggi. Al suo interno non era ancora stata deposta l'articolata successione di rocce scure, di tipo basaltico, definite nel complesso come vulcaniti medio-triassiche (Formazione del Fernazza). Queste rocce composte di minerali silicati sono facilmente erodibili e alterabili e nell'immagine recente appaiono ricoperte dal suolo e dalla vegetazione. Al contrario i carbonati di piattaforma, calcari e dolomie chiari, soggetti a dissoluzione e poco adatti alla formazione di suolo, si mostrano invece nudi e spogli. Il fondale più antico, raramente visibile, è rappresentato da rocce miste, in parte carbonatiche e in parte silicee, e si trova al di sotto delle vulcaniti.
Fu solo nella seconda parte del Ladinico che un'intensa attività vulcanica riversò una gran quantità di prodotti magmatici all'interno del canale. L'attività magmatica non risparmiò neppure le piattaforme, che furono in alcuni casi ricoperte dalle lave e spesso attraversate da corpi intrusivi. Alla fine il fondale marino venne a trovarsi più in alto rispetto alla superficie attuale, che in tempi relativamente recenti è stata rimodellata dagli agenti erosivi, dai movimenti franosi e dalle acque superficiali che hanno disgregato e asportato parte delle rocce.
Al termine dell' episodio magmatico, con il cessare dei fenomeni vulcanici e il ristabilirsi di condizioni favorevoli, una nuova colonia di organismi biocostruttori poté insediarsi a ridosso del complesso Catinaccio-Sciliar e generare la modesta e instabile piattaforma dei Denti di Terrarossa.
Successivamente, nel Carnico (Triassico superiore), si ebbe un esteso ripopolamento dei rilievi sottomarini da parte delle comunità di scogliera (carbonate factory) produttrici di carbonato estratto per precipitazione dall'acqua marina. Sopra la solida base fornita dalla precedente struttura di età anisico-ladinica si sviluppò quindi una nuova, imponente piattaforma biocostruita che diede forma all'attuale gruppo montuoso del Sassolungo.
Tutte queste rocce furono poi ricoperte da ulteriori sedimenti e sprofondarono pian piano all'interno della crosta terrestre. Solo in tempi molto più recenti i processi erosivi combinati con l'orogenesi alpina hanno potuto riesumare le antiche forme triassiche.