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Il fondale marino


Con un calcolo piuttosto semplice si può stimare la profondità del canale oceanico nel periodo in cui le piattaforme di età ladinica raggiunsero la loro massima altezza e prima che le lave e i prodotti piroclastici andassero a colmare questa profonda depressione.
È sufficiente fare la differenza tra la quota attuale (circa 3.000 m) delle cime più alte del Catinaccio/Rosengarten, cioè la parte sommitale dell'edificio carbonatico che allora si trovava a livello del mare, e la quota media cui compare la Formazione di Livinallongo/Buchenstein, ovvero i sedimenti deposti sul fondale oceanico. Queste rocce, contrassegnate in carta con il colore verde più chiaro, quando non sono dislocate per cause tettoniche, affiorano intorno ai 2.000 m di quota.
Il calcolo restituisce perciò il valore di almeno 1.000 metri, al quale andrebbe aggiunto, eventualmente, lo spessore del materiale eroso al tetto della piattaforma.
In questo canale stretto e profondo e nelle zone adiacenti si accumularono, per centinaia di metri di spessore, i materiali eruttati dai vulcani dopo la formazione dell'arcipelago tropicale ladinico.
Le rocce magmatiche che ne sono derivate sono contraddistinte nella carta geologica dal colore verde di tonalità media, mentre il verde più scuro indica le rocce sedimentarie formatesi per un successivo rimaneggiamento dei materiali deposti in questa prima fase, disgregati e rimobilizzati quando l'attività effusiva era ormai cessata (Triassico medio e superiore).
I colori nelle tonalità dell'ocra rappresentano invece rocce sedimentarie più antiche di tipo prevalentemente carbonatico e, subordinatamente, terrigene o detritiche (Triassico inferiore e medio).
Infine i toni molto chiari indicano i materiali sciolti derivati dall’erosione di tutti i litotipi precedenti, messi in posto nel periodo più recente della storia della Terra, il Quaternario.